Il futuro della psicologia è hi-tech!
Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso la Realtà Virtuale e nello specifico verso la Virtual Reality Graded Exposure Therapy (VRGET) per il trattamento dei disturbi di ansia, disturbo di panico e fobie. La Realtà Virtuale è uno strumento che permette una forma specifica di comunicazione (Riva, 2007), essendo un ambiente complesso, definito da una interfaccia grafica diversamente immersiva, che permette di sperimentare l’esperienza di essere fisicamente presente in un mondo virtuale, al punto da poter interagire con esso, con sensazioni, emozioni e valutazioni tipiche della quotidiana interazione con il mondo.
COS’E’ LA REALTA’ VIRTUALE?
La Realtà Virtuale (VR) è definita da Riva (2007) come uno strumento che permette una forma specifica di comunicazione e di “presenza”, poiché la persona vive l’esperienza di essere presente fisicamente in uno scenario virtuale ed interagisce con esso con sensazioni, emozioni e valutazioni proprie dell’interazione quotidiana col mondo. La VR è una tecnologia che, grazie ad un visore, consente l’immersione in ambientazioni virtuali altamente realistiche, caratterizzate da coinvolgimento, interazione e partecipazione, all’interno delle quali l’utente diventa attivo creatore della propria esperienza (https://www.idego.it/virtual-reality/). Questo sistema di visualizzazione tridimensionale (3D) interattivo costituisce un ambiente complesso costituito da un’interfaccia grafica immersiva, interattiva e tridimensionale. Per le sue caratteristiche, come dicevo in precedenza, la VR consente di sperimentare il cosiddetto senso di presenza: la persona si sente dentro l’esperienza e, attraverso specifici comandi, può interagire con la scena in cui si trova. Il senso di immersione invece si riferisce al grado di stimolazione che coinvolge il sistema sensoriale e motorio e dipende dalla qualità delle immagini e dal realismo dell’esperienza. L’esperienza della persona che utilizza la VR è una “illusione percettiva di non mediazione” (Mraz et al., 2003; Hoffman et al., 2003; Lombard & Jones, 2006), più semplicemente descrivibile come la sensazione di “essere lì” dentro lo spazio virtuale (Steuer, 1992), “in un mondo che esiste al di fuori di noi” (Riva e Waterworth, 2014).
PERCHE’ USARE LA REALTA’ VIRTUALE IN PSICOTERAPIA?
Oggi la realtà virtuale è d’ausilio alla psicoterapia, divenendo così strumento terapeutico nel trattamento dei disturbi psicologici. La realtà virtuale mostra numerosi vantaggi, rappresentando infatti un ambiente protetto per il paziente, dove è possibile avere nuove esperienze, quante volte si vuole, della situazione temuta ed in modo graduale. In letteratura vi sono evidenze circa l’efficacia di questa tecnologia nel trattare vari disturbi psicologici, in particolare si è dimostrata l’efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia. La realtà virtuale in psicoterapia è uno strumento capace di mediazione tra lo studio del terapeuta ed il mondo reale. In questa prospettiva, la realtà virtuale è primariamente uno “strumento” che può essere usato in terapia, da personalizzare in base all’orientamento psicoterapico del terapeuta e alla relazione terapeutica stessa che si instaura con il paziente, per cui è fondamentale valutarne l’uso in base ai bisogni del paziente. Il paziente potrà quindi essere gradualmente esposto allo stimolo fobico in modo sicuro e controllato in quanto i parametri sono regolati dallo psicoterapeuta. In qualità di psicoterapeuta umanista ricorro all’uso di tecniche immaginative, attraverso visualizzazioni guidate, legate alle capacità immaginative personali del paziente, per cui efficace in base alle capacità di visualizzazione del singolo soggetto. Con l’ausilio della VR è possibile offrire un’opportunità di esposizione sempre più efficace e sicura, poiché nella realtà lo stimolo fobico non può essere “controllato” e “graduato”, mentre con VR si può agire attivamente sul controllo e gradazione dello stimolo temuto.
COME FUNZIONA LA VR?
La VR ha specifiche caratteristiche:
IMMERSIVITÀ: gli ambienti virtuali coinvolgono interamente le abilità cognitive e percettive dell’utente, fornendogli sensazioni simili a quelle che sperimenta nel mondo reale.
INTERFACCIA ESPERIENZIALE: la VR permette di ‘conoscere il mondo’ grazie ad un apprendimento senso-motorio, più naturale e immediato rispetto a quello simbolico-ricostruttivo.
CONTROLLO: gli scenari virtuali possono essere controllati, interrotti, ripresi o ripetuti per il tempo necessario. Questo permette di lavorare con il paziente in una situazione simile a quella in vivo, ma protetta.
FLESSIBILITÀ: gli scenari possono essere personalizzati, calibrando l’intensità, la difficoltà e la ripetitività del compito, o dello stimolo, in base alla singola situazione (idego.it).
Pertanto è possibile riprodurre contenuti video in stereoscopia, con l’effetto di fornire al cervello sensazioni simili ad un ambiente reale. I visori infatti sono provvisti di sensori in grado di riconoscere la posizione e l’orientamento della persona e riportare le informazioni sul dispositivo, che aggiornerà in tempo reale le immagini sul display. Il risultato è quello di creare e mantenere un senso di presenza, ovvero “quella sensazione di essere lì, nello spazio virtuale” (Steuer, 1992), “di essere in un mondo che esiste al di fuori di se stessi” (Riva et al., 2004). Diversamente da quanto avviene con altri strumenti e tecniche, i processi di apprendimento mediati dalla VR si configurano come altamente pragmatici e simulativi, per cui la conoscenza del mondo e i nuovi comportamenti appresi sono il risultato diretto dell’interazione con esso, infatti varie sperimentazioni sono ormai concordi nel definire l’utilizzo della Realtà Virtuale come un metodo evidence-based; già dagli anni ’80 negli USA si diffonde l’applicazione della Realtà Virtuale all’ambito della salute mentale, in particolare nel trattamento dei Disturbi di Ansia, Panico, Disturbo Post Traumatico da Stress, Fobia sociale, Agorafobia o Fobie Specifiche (Vincelli & Riva, 2000). La validità scientifica dello strumento virtuale è stata ulteriormente confermata dalle ricerche condotte da Riva e collaboratori, prima in Olanda e Gran Bretagna e successivamente in Italia (2000). Infatti, numerose meta-analisi (Parsons & Rizzo, 2008; Powers & Emmelkamp, 2008) hanno mostrato infatti come gli ambienti di realtà virtuale siano in grado di evocare le medesime reazioni ed emozioni della situazione vissuta nel mondo reale.
LA VR COME STRUMENTO TERAPEUTICO IN ANALISI BIOENERGETICA:
In qualità di psicoterapeuta umanista e analista bioenergetica, da anni utilizzo per il trattamento dei disturbi di ansia, panico e fobie, tecniche di rilassamento associate a specifici esercizi di bioenergetica. Il Grounding introdotto da Alexander Lowen, padre dell’Analisi Bioenergetica, consente di favorire il radicamento della persona e quindi il suo contatto con la realtà. Il grounding descrive il contatto energetico con la realtà e, al fine di avere un buon contatto energetico, è indispensabile che l’energia fluisca liberamente verso quelle parti del corpo che sono a contatto diretto con il mondo esterno: organi di senso, braccia e mani, gambe e piedi, pelle e organi sessuali. Lowen descrive così la ‘scoperta’ del grounding: “Lavorando su me stesso, sviluppai le posizioni e gli esercizi di base che oggi sono quelli classici della bioenergetica. Sentivo il bisogno di un lavoro più radicale sulle gambe: cominciai ad adottare la posizione in piedi invece di quella sdraiata usata da Reich. Allargavo le gambe, voltavo le punte verso l’interno, piegavo le ginocchia e arcuavo la schiena, nel tentativo di mobilitare la metà inferiore del mio corpo. Mantenevo per parecchi minuti questa posizione che mi consentiva di sentirmi più vicino al suolo: inoltre essa aveva l’effetto di rendere più profonda la respirazione addominale. Poiché questa posizione produceva una certa tensione nella parte inferiore della schiena, pensai di invertirla piegandomi in avanti e sfiorando il pavimento con la punta delle dita, sempre tenendo le ginocchia leggermente flesse. La sensazione che provavo nelle gambe crebbe; le gambe cominciarono a vibrare.” (Lowen, 1983). Pertanto nel grounding la pianta dei piedi è a contatto col suolo e indica la sensazione del contatto tra i piedi e la terra: “La sensazione del contatto tra i piedi e il terreno è conosciuta in bioenergetica come ‘grounding’. Questo indica una corrente di eccitazione che scorre attraverso le gambe fino ai piedi e al terreno.” (Lowen, 1979). “Allora si è collegati alla terra, non si è ‘sulle nuvole’ o ‘per aria’(…) Può essere usato per significare anche che una persona sa dov’è e sa chi è. Quando ha i piedi per terra, una persona ha ‘la sua posizione’, cioè è ‘qualcuno’. In un senso più ampio, il grounding rappresenta il contatto di un individuo con le realtà base della sua esistenza” . (Lowen, 1979). Il grounding permette quindi un contatto profondo con se stessi favorendo una maggiore sicurezza e consapevolezza della propria identità, radicata nel proprio corpo. Radicare la propria identità nel corpo significa essere centrati nel qui e ora, nel presente della sensazione corporea e del contatto con sé e con l’ambiente. Il grounding è anche la possibilità di lasciarsi andare: la sensazione di avere i piedi ben piantati per terra permette di sentire maggiore sicurezza; la parte alta del corpo, che nella vita quotidiana e nelle persone che soffrono di disturbi di ansia in particolare, è spesso inconsapevolmente tesa e contratta, si può rilassare, lasciare andare sul sostegno sicuro delle gambe, il ventre è rilassato e aperto ad una respirazione profonda ed in questo modo si può ampliare la possibilità di sentire e rimanere in contatto con le proprie sensazioni emotive e viscerali.
Il grounding, come sensazione di sicurezza in se stessi, permette di lasciarsi andare e nel contempo di essere presenti e poter regolare per il proprio benessere apertura e chiusura in modo dinamico.
Infatti avere grounding vuol dire ‘stare sulle proprie gambe’ cioè poter stare in piedi da sé in autonomia , condizione tipicamente adulta, e deambulare liberamente nello spazio sentendo la possibilità della propria autonomia… “Grounding denota anche uno stato di indipendenza e maturità. Con la stessa simbologia stare in piedi rappresenta una posizione più adulta che non giacere su un letto, che ha una connotazione più infantile…” ( Lowen, 1994).
Il grounding è strettamente connesso alla respirazione, per questo fornisco alla persona strumenti per gestire l’ansia e il panico a partire da una respirazione consapevole ed efficace che nella persona sofferente di ansia e panico risulta fortemente alterata: “… in modo tale che quando il flusso è libero e profondo l’eccitazione fluisce nello stesso modo. Se il respiro o il flusso sono bloccati, la persona non percepisce il proprio corpo al di sotto del blocco. Se il flusso è limitato, anche il sentire è ridotto. (…) dato che l’onda di eccitazione attraversa il bacino nel suo scorrere verso il basso, qualunque rilevante disturbo sessuale bloccherà il flusso energetico verso le gambe e i piedi.” (Lowen, 1994). Come è stato dimostrato scientificamente (Saadat et al.2014, in Napoli, Giannini, 2016), una tecnica fondamentale nel trattamento dell’ansia è rappresentata anche dalle visualizzazioni guidate che aiuta la persona ad avvicinarsi allo stimolo temuto, gradualmente (come recarsi ad un aeroporto e salire su di un aereo, trovare una platea che ascolta ecc). La visualizzazione è legata alla capacità del singolo di immergersi con la sua immaginazione nella “fantasia guidata” dallo psicoterapeuta, costituendo una prima esperienza di desensibilizzazione. Questo aspetto simbolico-ricostruttivo può esser corroborato dalla VR che permette di ‘conoscere il mondo’ grazie ad un apprendimento senso-motorio più immediato.
Perché la VR in Analisi Bioenergetica? La mia passione per la psicologia ed in particolare per il trattamento dei disturbi di ansia, mi ha permesso di frequentare vari corsi di gestione dell’ansia e del panico incontrando diversi approcci al trattamento di questi disturbi, dal cognitivo-comportamentali al breve-strategico, sino ad immergermi in una realtà per me nuova professionalmente, la realtà virtuale! Ritengo che la Realtà Virtuale possa fornire un valore aggiunto alle tecniche che già utilizzo nella mia pratica clinica poiché la VR basandosi anche sul principio della Desensibilizzazione Sistematica , mi permette di aiutare la persona ad una progressiva esposizione allo stimolo fobico e prevenzione del comportamento compulsivo. La Desensibilizzazione Sistematica è la tecnica più consolidata nel tempo e più utilizzata in ambito di terapia comportamentale, viene utilizzata soprattutto per il trattamento delle fobie e consiste nell’aiutare il paziente ad affrontare gradualmente la situazione o gli oggetti temuti, a partire da livelli di esposizione a bassa e media intensità, da incrementare con il procedere delle sedute, in base a quanto si valuta in itinere insieme al paziente. Nella mia attività, in base all’esigenza della persona, al tipo di disturbo e alla sua intensità, integro tecniche cognitivo-comportamentali e strategiche con l’Analisi Bioenergetica, all’interno di una cornice psicoterapica di matrice umanistica, dove al centro della relazione terapeutica vi è l’ascolto attivo non giudicante della persona, nel qui e ora, e l’accoglienza dei suoi bisogni. Il lavoro terapeutico avviene attraverso l’integrazione di corpo e mente, oggi corroborato dall’integrazione tra tecniche di Analisi Bioenergetica e Realtà Virtuale, per cui la “presenza” diviene strumento e obiettivo al contempo nel trattamento dei pazienti con disturbi di ansia, panico, fobie e da stress. E’ fondamentale quindi lavorare sul grounding per favorire il radicamento e la presenza della persona alla sua realtà, contattando le sue sensazioni e il suo vissuto. Il Grounding permette alla persona di sentire la sua capacità di stare al mondo, sorretto dalle sue gambe, consapevole dei limiti che lo vincolano ad autorealizzarsi e consapevole dei suoi punti di forza, della fiducia nelle proprie gambe e dei propri punti fermi che costituiscono la base da cui partire per poter esplorare, muoversi, partire a bordo di un’auto o di un aereo (Napoli, Giannini, 2016). Oggi il virtuale fa parte della nostra vita essendo la nostra realtà anche l’insieme di tutte le realtà tecnologiche, pertanto, sempre consapevoli che il virtuale non è reale ma è uno strumento valido e di efficace aiuto psicoterapico. Una persona sufficientemente radicata può immergersi così nella Realtà Virtuale ed esporsi allo stimolo temuto in un setting controllato, sicuro e in modo graduale.
QUANDO E’ NECESSARIO CHIEDERE AIUTO?
Hai il sogno di viaggiare o spostarti per lavoro, ma sei terrorizzato alla sola idea di prendere l’aereo?
Vuoi raggiungere il quinto piano, ma hai una paura particolarmente intensa nel prendere l’ascensore?
Vuoi prendere tuo figlio da scuola o andare a fare shopping in città ma hai una eccessiva ansia di guidare da solo e per lunghi tratti?
-
Claustrofobia e Agorafobia
sono i disturbi d’ansia oggi maggiormente diffusi e invalidanti.
Solo in Italia dal 2 al 5% della popolazione dichiara di evitare gli spazi chiusi e le situazioni in assenza percepita di vie di fuga o possibilità di soccorso immediato in caso di malore. Agorafobia e claustrofobia, sono strettamente correlate e spesso associate: molte persone che sono spaventati da spazi aperti e molto ampi di frequente sono spaventate anche se all’interno di spazi ristretti e chiusi.
Le persone che mi contattano, arrivano in terapia spinte da un motivo fondamentale, ovvero sofferenti per l’evitamento di sempre più numerosi luoghi e situazioni della vita quotidiana, divenuto talmente frequente da ridurre fortemente le loro possibilità di interazione con gli altri e con il mondo circostante e da risultare, pertanto, altamente invalidante per il loro funzionamento sociale, affettivo, lavorativo e in altri ambiti di interesse.
L’Analisi Bioenergetica integrata alla Realtà Virtuale
può aiutarti a riprendere in mano la tua vita!
QUAL E’ IL PRIMO PASSO DA FARE?
Il primo passo da fare è rivolgersi ad uno specialista che può valutare in modo accurato la problematica e la sua intensità, in modo da trattare correttamente il problema presentato insieme alla persona. Napoli e Giannini (2016) sostengono che tra i vari trattamenti psicologici per far fronte ai disturbi di ansia, si può far riferimento al trattamento cognitivo-comportamentale, che si articola in diverse fasi: desensibilizzazione sistematica, esposizione agli stimoli temuti sia tramite immagini che in vivo, Virtual Reality Exposure Therapy (VRET) e tecniche di rilassamento e al trattamento integrato umanistico-bioenergetico. In alcuni casi potrebbe risultare necessaria una integrazione iniziale farmacologica. Particolare attenzione è posta all’approccio psicoterapico integrato corpo-mente, un protocollo di trattamento umanistico e bioenergetico applicato sia alla paura di volare che di guidare che prevede 8 passi, protocollo che deve essere necessariamente adattato al singolo caso, poiché altamente personalizzato:
1.Sentirsi accolti. In un contesto in cui il terapeuta è empatico, autentico e accentante nei confronti del paziente, viene chiesto al soggetto di visualizzare e rappresentare in forma anche grafica la sua paura.
- Imparare a respirare. Il soggetto ansioso avverte spesso la sensazione di “fame d’aria” e viene pertanto guidato nello sperimentare la respirazione diaframmatica.
3.Dalla fiducia nell’altro alla fiducia in sé. La persona viene guidata dal terapeuta ad abbandonarsi e a fidarsi di lui e, attraverso esercizi di visualizzazione, ha modo di sentire la propria stabilità, sicurezza e acquisire consapevolezza di limiti e risorse.
4.Vivere il Qui ed Ora e gestire i pensieri disturbanti. Vengono utilizzati protocolli Mindfulness, in particolare il body-scan, con l’obiettivo di avere strumenti di consapevolezza utili per gestire momenti di difficoltà in maniera autonoma.
5.Imparare a vivere l’attesa. Attraverso la stimolazione del canale emotivo, il paziente viene allenato a sentire e a riconoscere le emozioni, prendendone così la giusta distanza per evitare di esserne travolto.
6.Arricchire la propria identità. L’immagine che la persona fobica ha di sé è spesso quella di una persona incapace o fallita. In questa fase il paziente lavora sulla stima di sé con l’aiuto del terapeuta.
7.Cadere e rialzarsi. Imparare a rialzarsi nel caso di fallimenti è importante per gestire eventuali ricadute.
8.Provarci. Il paziente in immaginazione viene esposto alle situazioni temute partendo da una condizione di rilassamento.
Mi prendo cura da anni di persone che soffrono di disturbi di ansia, in particolar modo disturbo di panico e fobie. Negli anni, ho sentito la curiosità e il desiderio di integrare le mie competenze con altre sempre più aggiornate e all’avanguardia, per cui ho frequentato corsi di gestione dell’ansia e del panico attraverso l’approccio cognitivo-comportamentale e breve-strategico, i quali, integrandoli all’approccio umanistico bioenergetico mi permettono un’elevata personalizzazione del trattamento psicoterapico. Da oggi, il valore aggiunto nella mia pratica clinica è aiutare le persone a gestire ansia e panico attraverso l’integrazione del protocollo ormai consolidato da anni di matrice umanistica con le più innovative tecniche di Realtà Virtuale. Prima di iniziare l’intervento psicoterapico è importante in qualità di psicologo e psicoterapeuta, valutare l’adeguatezza di tale strumento in base alle caratteristiche dell’intervento e delle persone a cui proporlo, pertanto lo psicoterapeuta che dovrà svolgere l’intervento, è fondamentale che lo esegua entro i limiti della propria competenza professionale (derivata da formazione, istruzione, esperienza di tirocinio) e tecnologica. I contesti applicativi per la complessità e la specificità che li caratterizza, richiedono infatti al professionista la disponibilità di tecnologie adeguate e il possesso di particolari competenze nel loro uso. In altre parole, gli psicologi psicoterapeuti dovranno assumersi la responsabilità di valutare continuamente le loro competenze in questo settore, non dimenticando che le pratiche svolte in Realtà Virtuale sono soggette ai principi etici e le norme del Codice deontologico, e rispettano le Linee Guida individuate dall’Ordine Psicologi relative alla Digitalizzazione della Professione (CNOP, 2017).
Pertanto, il primo passo da fare per chi soffre di questi disturbi pertanto è rivolgersi ad uno specialista esperto in disturbi di ansia che può valutare in modo accurato la problematica e la sua intensità, in modo da trattare correttamente il problema presentato insieme alla persona. Sì, perché essendo ogni disturbo a sé, non può esserci un protocollo standard valido per tutti, ma risulta necessario co-costruirlo in base al vissuto, sintomi, bisogni e relazione con la persona. Sarà quindi strutturato un percorso ad hoc per il paziente. Essendo la persona una unità di corpo, mente e spirito, e lavorando insieme alla persona attraverso un approccio corporeo e verbale ritroviamo insieme nuovi sentieri più funzionali per fronteggiare le proprie problematiche, migliorando così la propria qualità di vita attraverso una psicoterapia personalizzata che integra corpo e mente.
Se hai letto con pazienza e attenzione sin qui, sei sicuramente interessato a saperne di più…
Contattami ai recapiti qui sotto indicati, ti aspetto per aiutarti a individuare il trattamento più adatto alle tue esigenze.
Sono entusiasta di portare per la prima volta a Taranto, e per Taranto, una psicoterapia hi tech, una forma d’avanguardia di psicoterapia, grazie ai software di Realtà Virtuale Idego , il valore aggiunto ai percorsi di psicoterapia che pratico con mente e cuore ..ed ora con mente, cuore e tecnologia alla mano, aiutando le persone che mi contattano a superare ansia, panico e fobie con un percorso innovativo che coniuga Analisi Bioenergetica&Realtà Virtuale.
COME?
Tramite l’utilizzo di validi strumenti di Realtà Virtuale con un Approccio Umanistico-Bioenergetico. Nello specifico si tratta dei seguenti software di Realtà Virtuale:
DRIVER- AMAXOFOBIA, IDEGO: è un software di Realtà Virtuale ideato e realizzato per il trattamento dell’amaxofobia, ossia della paura di guidare, attraverso la riproposizione al paziente di diverse tipologie di scenari specifici: situazioni di guida in una strada cittadina, in tangenziale, in galleria, in autostrada e sotto la pioggia. L’esposizione è graduale (dal livello meno attivante a quello più minaccioso) ed è sempre guidata da uno psicoterapeuta con formazione specifica.
CLAUSER VR, IDEGO è un software di Realtà Virtule ideato per il trattamento della claustrofobia e agorafobia. Con CLAUSER VR, lo psicoterapeuta avrà a disposizione uno strumento altamente innovativo per trattare la Claustrofobia, e per sviluppare risorse e capacità del cliente nell’affrontare situazioni temute e precedentemente evitate. Il cliente potrà essere introdotto all’interno di uno scenario stimolo-crescente realistico e interattivo, che mima l’esposizione in vivo nel contesto protetto, sicuro e controllato dello studio del suo terapeuta.
DOCURE Exposure Therapy, IDEGO è un software di Virtual Reality per il trattamento dei disturbi ossessivo compulsivi. L’impiego della VR prevede, in questo caso, l’esposizione vicaria a stimoli legati al contagio, alla contaminazione e al pericolo, con prevenzione del rituale compulsivo. L’esposizione garantita da DOCURE Exposure Therapy è graduale (dal livello meno attivante a quello più minaccioso) ed è sempre guidata da uno psicoterapeuta con formazione specifica.
– L’obiettivo principale del servizio è quello di migliorare la qualità della vita della persona affinchè possa riprendere in mano la sua vita e, in base alla tipologia di problema vissuto ed alla sua intensità si strutturerà insieme un percorso ad hoc psicoterapico personalizzato per la persona che decide di intraprendere il percorso.
Dott. Mariella Bruno
Tel. 3294031168
info@tracorpoepsiche.it
Facebook: Tra Corpo e Psiche
Instagram: Mariella Bruno – tracorpoepsiche
Bibliografia
Botella, C., Villa, H., Garcia-Palacios, A., Quero, S., Banos, R. M., and Alcaniz, M. (2006). The use of VR in the treatment of panic disorders and agoraphobia, in Riva, G., Botella, C., Legeron, P., & Optale, G. (Eds.), Cybertherapy: Internet and Virtual Reality as Assessment and Rehabilitation Tools for Clinical Psychology and Neuroscience. Amsterdam: IOS Press. Riva, G. (2005). Virtual Reality in Psychotherapy: Review. CyberPsychology & Behavior, 8(3), 220-240.
Lowen, A. Bioenergetica (1983), Feltrinelli.
Lowen, A. Arrendersi al corpo (1994), Astrolabio.
Lowen, A. e L., Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica (1979), Astrolabio.
Napoli, L., Giannini, M. (2016) La paura di volare e la paura di guidare. Una guida al trattamento delle fobie specifiche. Ed.Franco Angeli.
Riva, G., Bacchetta, M., Baruffi, M., & Molinari, E. (2001). Virtual Reality-Based Multidimensional Therapy for the Treatment of Body Image Disturbances in Obesity: A Controlled Study, CyberPsychology & Behavior, 4(4), 511-526.
Riva, G., Bacchetta, M., Baruffi, M., Rinaldi, S., & Molinari, E. (1999). Virtual reality based experiential cognitive treatment of anorexia nervosa, Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 30(3), 221-230.
Vincelli, F., & Riva, G. (2007), La Realtà Virtuale come supporto alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, in Vincelli, F., Riva, G., & Molinari, E. (Eds.). La realtà virtuale in psicologia clinica. Nuovi percorsi di intervento nel disturbo di panico con agorafobia, pp. 67-92. Milano: McGraw-Hill.
Wiederhold, B. K., Wiederhold, M. D. (2006). Virtual Reality as a Tool in Early Interventions. In Human Dimensions in Military Operations – Military Leaders’ Strategies for Addressing Stress and Psychological Support (pp. 45/1-8). Neuilly-sur-Seine, France: RTO.